Da: 7ComuniOnline
Dopo una settimana di silenzio stampa dovuta alla quantità di notizie inesatte riportate da alcuni media, l’Ispettorato Regionale delle Guardie Zoofile del Veneto ha oggi emesso una nota ufficiale circa l’episodio accaduto il 16 gennaio scorso a Camporovere, quando una famiglia di allevatori aggredì il nucleo operativo di turno.
Mercoledì scorso infatti è stato depositato presso la Procura della Repubblica il fascicolo riportante i fatti di Camporovere descritti nel dettaglio, redatto dalle Guardie Zoofile dell’E.N.P.A. in collaborazione con le forze dell’ordine e composto da tredici pagine di denuncia con ben diciotto allegati. Dopo aver visionato con l’uso dell’effetto moviola i video, le autorità hanno potuto constatare che, come si legge nel comunicato stampa diffuso, “la violenza è stata pianificata, quando le Guardie se ne stavano andando ed erano vicine alle autovetture, l’agguato è stato sferrato nella piazza, i 4 erano ben consapevoli che l’unica telecamera attiva guardava l’incrocio dalla parte opposta, convinti inoltre che nessuno avrebbe testimoniato in quanto sono temuti dai residenti; l’obbiettivo del loro blitz, distruggere le fonti di prova contenute nel telefonino della guardia donna che aveva filmato la prima aggressione con la pala messa in atto dall’allevatore, e quello di dare una lezione al Capo Pattuglia che aveva spruzzato il peperoncino sull’aggressore per interrompere il reato”.
È stato inoltre possibile rivedere l’orripilante momento in cui gli aggressori infieriscono senza pietà sul Capo Pattuglia privo di coscienza. E proprio questo particolare ha convinto alcuni testimoni oculari a collaborare con la giustizia, dichiarando di averlo fatto “per senso civico e perché è stata una cosa troppo grave di cui non si può fare finta di nulla”.
Uno dei video nelle mani della Procura, fondamentale per l’impianto della struttura probatoria, è stato inviato alle Guardie Zoofile per l’apprezzabile amore della verità di un cittadino che, indignato da quanto riportato dai media e in particolare dall’attribuzione della definizione “rissa” all’accaduto, ha voluto contribuire attivamente per riportare l’ago della bilancia dalla parte della realtà.
Nelle mani della Procura c’è ora anche il contenuto della scatola nera, un registratore in dotazione ai capi pattuglia quando operano.
La situazione si fa molto pesante per gli indagati che, con ben sette capi di imputazione a loro carico, rischiano fino a 5 anni di carcere.
Il “problema altopiano”
“Nell’ultimo mezzo secolo le Guardie E.N.P.A. a Vicenza non erano mai state coinvolte in fatti del genere, nonostante il continuo approccio con i cittadini; macinano oltre ottocento controlli all’anno quasi esclusivamente su segnalazione e i risultati ci sono. Dall’altopiano arrivano segnalazioni documentate di cani a catena corta, detenuti spesso in condizioni igieniche pessime o in stato di abbandono, da soli lontano da casa, magari a guardia di un rustico disabitato. Va ricordato che il cane è un animale da “branco”, condannarlo a vivere da solo lontano da tutto significa ucciderlo lentamente”, si legge nel comunicato stampa dell’E.N.P.A.
Emerge così un problema culturale sull’altopiano, dove la disinformazione gioca un ruolo fondamentale, e diventa quindi necessario fare chiarezza circa alcuni punti fermi che nei giorni scorsi sono stati messi in dubbio.
L’uso della catena per la detenzione dei cani
La catena in Veneto è vietata da sei anni: era il 16 giugno del 2014 quando fu modificata la legge Regionale 60 del 93, prevedendo una sanzione per i trasgressori che va da 100 a 300 euro.
Il ruolo delle Guardie Zoofile dell’E.N.P.A.
Il loro lavoro è disciplinato dal D.P.R. del 1979 e dalla la legge n.189 del 2004 che all’articolo 6, comma 2, sancisce che “la vigilanza sul rispetto della presente legge e delle altre norme relative alla protezione degli animali è affidata anche, con riguardo agli animali d’affezione, nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina, ai sensi degli articoli 55 e 57 del codice di procedura penale alle Guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche riconosciute”.
Gli articoli citati nel testo della norma sono intitolati “funzioni di polizia giudiziaria”e “ufficiali ed agenti di Polizia giudiziaria”; inoltre, l’E.N.P..A è di certo una associazione zoofila riconosciuta, essendo la più antica d’Italia e festeggiando proprio nel 2021 i 150 anni dalla fondazione, voluta Giuseppe Garibaldi.
Le Guardie dell’E.N.P.A., citate perfino come “animalisti” nei giorni scorsi, sono oltretutto inserite all’art. 37 della legge 157/92, che disciplina la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio.
“A Vicenza (le Guardie Zoofile, ndr) sono presenti da quasi mezzo secolo, negli ultimi venti anni il loro lavoro si è specializzato, con la passione del volontariato e l’esperienza si può fare molto; le notizie di reato e le denunce sottoposte alla Procura di Vicenza, gli oltre sessanta sequestri convalidati di fila, gli interventi congiunti effettuati con Polizia Municipale, Polizia Provinciale e Carabinieri stanno a dimostrarlo”, dichiara E.N.P.A.
L’impegno per l’altopiano
Le Guardie Zoofile, durante l’incontro avuto lo scorso anno con tutti i Sindaci dell’Altopiano, hanno rivolto un appello alle istituzioni affinché vengano accolte le proposte avanzate per cambiare alcune abitudini scorrette ormai radicate.“Ora, dopo questa brutta pagina, è il momento di provare a lavorare insieme, nell’interesse degli animali ma soprattutto dei cittadini dell’altopiano, non dimenticando che la protezione degli animali è demandata dallo Stato proprio ai Comuni singoli o associati e alle Comunità Montane”, così si conclude il comunicato.Senza dimenticare che, nel frattempo, le due Guardie aggredite stanno ancora pagando il fio in termini di salute per aver svolto il loro lavoro.